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DallAtlante agli Appennini di Maria
Attanasio – Presentazione a Modica, domenica 30 novembre 2008, ore 18.00,
presso Hotel Failla, dallo scrittore e poeta Diego Guadagnino
Ad
un secolo dalla scomparsa di De Amicis, la scrittrice calatina rivisita
uno dei racconti del libro Cuore
di Giuseppe Nativo
La lunga fila di migranti si
concentra in un denso e caotico stormo; si slanciano tutti insieme
correndo sullimbarcazione, che nellimpatto si schianta in un groviglio
di corpi e assi di legno galleggianti; un ragazzino claudicante e una
senegalese
rimangono travolti; i corpi sono deposti poco lontano sulla
spiaggia.
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La testa di Youssef ciondola sulla spalla di Sidi Habibi seguendo
loscillazione sempre più forte del peschereccio; il rullio si confonde
con quello del camion che un mese prima dallaeroporto di Tunisi lo ha
portato a Tripoli: un continuo dondolio di teste e gambe tra improvvisi
sobbalzi nella strada accidentata. Un sonno a brandelli
.
Non deve essere stato tanto facile per il piccolo Youssef intraprendere un
viaggio molto pericoloso e difficile per la sua età. Youssef non fa certo
parte di quel mondo cellofanato delle merendine o delle scarpette griffate
cui si sofferma spesso la comunicazione per linfanzia. Fa parte di un
altro universo, quello di chi si deve guadagnare la vita con fatica e
dolore e, quotidianamente, prova sulla propria pelle la carezza del freddo
pungente, il selciato sotto la schiena, lumidità, lincertezza che piova
da un momento allaltro, la paura di svegliarsi derubato. Quello di
Youssef è quasi un mondo a parte, quello degli immigrati, che ruota
attorno a quelle persone molto spesso emarginate da una società ricca di
valori vuoti nella loro intima essenza. Un mondo che per raggiungerlo e
toccare con mano è necessario attraversare il mare aperto di un blu
senza scampo che a poco a poco si fa nero. Un mare notturno dove
lorizzonte è dipinto nel cuore di Youssef, giovane marocchino alla
ricerca della propria mamma di cui da troppo tempo non ha notizie. Di qui
la ferma decisione di intraprendere il viaggio verso quellisola
sconosciuta chiamata Sicilia. E attorno a Youssef che ruota lintero
intreccio narrativo proposto dalla scrittrice calatina Maria Attanasio
nella sua recente fatica letteraria dal titolo DallAtlante agli
Appennini (Orecchio Acerbo Ediz., 2008, pp. 112).
Si tratta di un racconto bello, coraggioso, gravido di tante domande che
portano, inevitabilmente, a tante riflessioni, ma anche unoccasione di
rilettura e rivisitazione, in chiave moderna, di alcune delle pagine più
amare di De Amicis a cento anni dalla sua scomparsa Dagli Appennini
alle Ande, uno dei più celebri racconti mensili incastonati nel volume
che ha rappresentato il diario scolastico di una nazione, il libro
Cuore. Nella scrittura dellAutrice si rileva limpegno civile, la
cocente rabbia davanti allingiustizia, ma soprattutto emerge dirompente
la capacità di descrivere, raccontare, di rendere tangibile, il problema
epocale delle migrazioni, i drammi che ne scaturiscono, lo strappo
violento dalla propria cultura, famiglie smembrate, spesso alla deriva,
alla ricerca di una terra lontana dal suolo natio.
Ma se titolo, trama, personaggi,
presentano un richiamo esplicito allepopea ottocentesca del piccolo Marco
di deamicisiana memoria, DallAtlante agli Appennini è un tuffo
spregiudicato e disinibito nella contemporaneità. Il penultimo racconto
mensile del Cuore racconta lodissea di Marco, un ragazzo genovese di
tredici anni, figliuolo dun operaio che parte da solo per lArgentina
alla ricerca della madre, domestica presso una ricca famiglia del posto,
di cui non si hanno notizie da molti mesi. Maria Attanasio, che,
magistralmente, ha sempre coniugato linvenzione narrativa alla ricerca
storica (Correva lanno 1698 e nella città avvenne un fatto memorabile
1994; Di Concetta e le sue donne, 1999; Il falsario di Caltagirone,
2007), va dritta al cuore del dramma dei clandestini – partiti mille volte
per sfuggire alla miseria e alla malasorte della loro anima peregrina
attualizzando la problematica della ricerca disperata e dellesodo forzato
mettendo al posto del ragazzino ligure un suo coetaneo marocchino nellera
apocalittica della globalizzazione, della tragica erranza degli ultimi
verso mete che molto spesso si rivelano pure illusioni.
Così, spiega lAutrice, Marco è
diventato Youssef, il suo paese non è ai piedi dellAppennino ma
dellAtlante marocchino, lEldorado non si chiama Argentina ma Italia.
Youssef, dopo un fallito tentativo di raggiungere lItalia dalla Spagna,
si imbarca in Libia su una sorta di traghetto della vita e della morte,
che è insieme arca di Noè e vascello di Caronte. La partenza si rivela
subito una tragedia per alcuni che restano travolti dalla massa
incontrollabile dei clandestini in cerca di un posto. Giunto in Sicilia,
quasi come un naufrago privo di identità, Youssef perde il suo nome
diventando Giuseppe, nome che risolutamente rifiuta, rivendicando per sé
quello di Marco, come il protagonista di una fiction italiana per ragazzi
che aveva visto alla televisione. Nel suo lungo peregrinare per la
Penisola, nel desiderio irrefrenabile di ricongiungere il proprio cuore a
quello della propria madre Youssef incontra tanti suoi paesani. Pagine
disperate il cui grido di accoglienza, di giustizia sociale, bussa al
cuore del lettore che è condotto in full immersion nella narrazione per la
quale lAutrice sente lesigenza dirompente di raccontare non una
storia, ma la storia proposta, scrive Maria Attanasio, per conforto di
speranza; di giustizia realizzata. Che non cè, ma ci può essere. Perché
nel racconto anche la vita che non è, prende la parola e si fa vita.
E di ciò si è fatta interprete lAutrice con il suo cunto inframmezzato
di immagini, sorta di flash gravidi di laceranti pensieri disegnati, che
scandiscono il testo e che fanno breccia nellanimo del lettore attraverso
la tecnica a carboncino del disegnatore Francesco Chiacchio.
Giuseppe Nativo
Ragusa, novembre 2008
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Maria Attanasio
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LAutrice
Maria Attanasio nasce a Caltagirone, dove ha svolto lattività di
insegnante e dirigente scolastico. Inizia a pubblicare nel 1979 con
Interni (pubblicato nellantologia dei Quaderni della Fenice). La
silloge Nero barocco nero 1985 segna il suo debutto nel campo della
poesia. Seguono Eros e mente (1996) e Amnesia del movimento delle
nuvole 2003. Redattrice della rivista Tabella di marcia, ha
collaborato a diversi periodici (Gobold, Nuovi Argomenti, il
quotidiano La Sicilia). La prima prova nel settore della scrittura
narrativa arriva nel 1994, quando pubblica per Sellerio Correva lanno
1698 e nella città avvenne un fatto memorabile. Nel 1997 pubblica piccole
cronache di un secolo, un libro di racconti ambientati nel XVIII secolo,
scritto insieme al conterraneo Domenico Amoroso. Nel 1999 è la volta del
bellissimo racconto Di Concetta e le sue donne, con cui da vita al
personaggio di una donna (Concetta) immersa in un frammento di storia
civile e politica della Sicilia di un tempo. Con Il falsario di
Caltagirone. Notizie e ragguagli sul curioso caso di Paolo Ciulla.
Lautrice cerca di gettare luce su uno dei tasselli di memoria popolare
del calatino: il curioso caso, ancora vivo nellimmaginario collettivo
delle vecchie generazioni, di Paolo Ciulla che nasce a Caltagirone nel
1867 e finisce i suoi travagliati giorni nel 1931 nellAlbergo dei Poveri
Invalidi, passando per la rivoluzione, larte, il manicomio e la galera
Il personaggio di Ciulla si rivela come una sorta di Robin Hood, un
leggendario amico dei poveri che pone al servizio del popolino la sua arte
di pittore, la sua perizia di fotografo, il suo impegno sociale a difesa
degli oppressi. Con questo libro ha ricevuto il Premio Elio Vittorini.
Nel 2008 pubblica il libro per ragazzi DallAtlante agli Appennini una
rivisitazione in chiave moderna del libro di De Amicis Dagli Appennnini
alla Ande. Con questo racconto riceve il Premio Martoglio 2008.
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