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Pennavaria: fu vera gloria?


Pubblichiamo la recensione del saggio del
prof. Luciano Nicastro, “Filippo Pennavaria e Ragusa”, da cui emerge
una nuova lettura delle vicende che portarono all’elevazione di
Ragusa a Provincia. I lettori che volessero intervenire sul tema,
possono scrivere alla
Redazione de “Le Ali di Ermes”
.

 

Pennavaria: fu vera gloria?

di Giuseppe Nativo

 

 

 

    
Che la storia della città di Ragusa sia legata alla figura dell’avv.
Filippo Pennavaria (1891 – 1980), figlio degli iblei, è un fatto già
storicizzato. Sottosegretario di Stato nel Governo Mussolini, interviene
affinché Ragusa sia elevata a capoluogo di Provincia e ciò con una
ricaduta economica rilevante che cambia il volto urbanistico della città
a partire dal 1927. Per tale motivo è “sentito dai ragusani e dai
massari come l’espressione più alta della città sino al punto che le
tante opere di modernizzazione” attuate assumono la sua paternità e non
del regime fascista di cui è “espressione organica e convinta”. Ma fu
vera gloria? A parlarne, con riflessioni rivenienti dalla lettura di
documenti archivistici, è il professore Luciano Nicastro, docente di
Sociologia delle Migrazioni e di Sociologia dell’educazione alla LUMSA
di Caltanissetta, nel suo recente volume su “Filippo Pennavaria e Ragusa
– prima e durante il fascismo” (La Biblioteca di Babele Edizioni, Modica
2008, pp. 64). Con alle spalle una ventina di pubblicazioni tra libri,
saggi e ricerche in filosofia e sociologia politica, Nicastro vuole
“aprire le finestre sulle lezioni della storia” introducendo il lettore
in quei “quaderni della memoria” dove sono inseriti gli uomini illustri.
Obiettivo principe è quello di innescare, nell’intreccio
ricerca/documentazione/didattica, domande sui complessi meccanismi di
lettura del presente attraverso escursioni nel passato sorrette da
documentazione accessibile e, soprattutto, da un’ottima esposizione
delle vicende storiche epurate da “pregiudizi, stereotipi e vecchi
campanilismi su cui si attarda ancora una certa cultura locale”.

Il
Sen. Filippo Pennavaria a Ragusa

  
  E’ dal contesto storico e
sociale che inizia il “viaggio” di Nicastro il quale, traendo spunto
dal “problema più generale del rapporto tra Chiesa e fascismo in
tutte le sue espressioni e connotazioni”, esamina la figura del
concittadino Filippo Pennavaria in relazione al “controverso” ruolo
dallo stesso svolto sul piano politico e religioso inserito nel più
ampio progetto che vede la “tumultuosa rinascita di Ragusa… a danno
di centri di più antica tradizione culturale, religiosa e politica
come Modica”. Lo fa introducendo il quadro storico d’insieme prima
dell’avvento del fascismo che vede la Sicilia immessa in un profondo
cambiamento sul piano organizzativo sia pastorale che sociale.
L’elevazione di Ragusa a capoluogo di provincia e sede di
sottoprefettura, ad opera di Pennavaria, ripropone l’antica
aspirazione dei sacerdoti e cattolici ragusani di diventare Diocesi
autonoma da Siracusa (la questione è ripresa dal giornale
“Sentinella fascista” in un articolo pubblicato il 21/02/1926), a
cui è ab antiquo incardinata. Nicastro va oltre i fatti di cronaca
indagando a fondo su carteggi che, sebbene testimonino “una
continuità di impegno” di Pennavaria nella sua “azione politica e
diplomatica”, prestano il fianco a numerosi interrogativi circa la
mancata elevazione di Ragusa a sede di Diocesi insinuando il dubbio
se ciò sia dovuto ad “una difficoltà oggettiva o una scelta
politica” o a “difficoltà” frapposte da Siracusa.


     Dal 1926 il
rapporto Chiesa-Fascismo inizia a deteriorarsi diventando conflittuale
“sino ad esplodere anche a Ragusa in una vera e propria incompatibilità”.
E’ proprio in tale contesto che si inserisce la figura di Pennavaria su
cui l’Autore cerca di “cogliere il nucleo della verità”. Una verità forse
scomoda, quella enucleata da Nicastro, che vede Pennavaria come uomo
politico “intelligente ed abile” a cui però “non si può attribuire il
merito della creazione di una provincia” in quanto già fortemente voluta
dal regime fascista “in funzione antisocialista e per controllare meglio
le frange sediziose del popolo del sud est della Sicilia”. Tale
riflessione stride fortemente con quella corrente che vede il Pennavaria
come “grande benefattore” della sua Ragusa.



Giuseppe Nativo


Ragusa, marzo 2008


Nota: il presente articolo è stato
pubblicato dal quotidiano “La Sicilia”, in data 30.3.2008.

 

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