romanzo storico

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Pubblicato un interessante dossier sul giallo del carburante solido ininfiammabile

Copertina del libro di Salvatore Cosentino - ed. Bonfirraro

 

E’ siciliano l’ingegnere che brevettò la benzina gelatinosa

di Giuseppe Nativo

 

 Un manoscritto custodito in valigia, una formula chimica, un ingegnere siciliano dell’ennese che negli anni ’50 lavora per il governo francese, una scoperta sensazionale che risolleverebbe le sorti del mondo, servizi segreti e intrighi internazionali. Questi ingredienti non sono quelli affascinanti di un film di Hitchcock, ma elementi reali e tangibili di una vicenda che sa di inverosimile ma che lascia l’amaro in bocca e molti pensieri gravidi di infiniti “perché”. E’ con tanti “perché” che inizia il percorso narrativo di un romanzo-inchiesta che vuole andare sino in fondo.

     E’ un viaggio nella vita, nella storia di un nostro conterraneo, l’ing. Gaetano Fuardo (1878 – 1962). E’ un’indagine che cerca di approfondire e affrontare le quotidiane questioni legate alla sua scoperta ma anche alla sua esperienza umana intrisa di sacrifici, solitudine, malinconia nonché di nostalgia, nemica e, nello stesso tempo, consolatrice. A parlarne è Salvatore Cosentino, giornalista e scrittore di Mirabella Imbaccari (Ct), che traccia il solco, anzi i solchi, dell’intera vicenda attraverso il libro “Il giallo della Benzina Solida” (Bonfirraro Editore, pp. 224).

     Una storia vera narrata con la genuina affabulazione di noi siciliani. Un percorso, anzi un tortuoso labirinto, quello ricostruito da Cosentino, che non intende piegarsi alle “verità ufficiali”, che vuole bucare il muro di gomma del potere attraverso il lancio di tanti “perché” che si spiaccicano, frantumandosi in mille rivoli di tanti punti interrogativi, proprio su quel muro oltre il quale si nascondono grossi interessi internazionali. Sono questi che impediscono la divulgazione della strabiliante scoperta dell’ing. Fuardo autore di quella formula “magica” atta a produrre la “benzina solida” ottenuta con un processo di gelatinizzazione e, dunque, da commercializzare in scatola come i detersivi. Si tratta di un prodotto, così è scritto sulla quarta di copertina, che “galleggia in acqua come il sughero (e quindi non inquina i mari); evita gli incendi sugli aerei e su ogni altro mezzo che utilizza i carburanti; manda in pensione le petroliere e i distributori stradali” riducendo almeno del 50% il costo dei prodotti petroliferi. Un’indagine che coinvolge fino al midollo osseo l’Autore che, sin dal 1973, segue le tracce dello sfortunato ingegnere.

     Rimasto orfano da ragazzino e dopo aver superato brillantemente gli studi intrapresi al Politecnico di Torino, Fuardo si laurea in ingegneria chimica. Trasferitosi a Milano, mette a punto la sua invenzione che lo porta a lavorare per il governo francese contro cui intenterà una causa che vincerà solo dopo la sua morte. Dopo aver collaborato per l’Inghilterra di Churchill e la Germania di Hitler, dove il Fuhrer gli mette a disposizione una fabbrica per la produzione di benzina solida molto importante per gli usi bellici, poi distrutta dai servizi segreti britannici, rientra in Italia per morire in miseria. Fuardo è stato schiacciato dalla sua stessa scoperta dimenticata o fatta dimenticare ma per la quale Cosentino, documenti alla mano e pubblicati in appendice, vuole fare giustizia narrativa attraverso la pubblicazione di una vicenda che passerà alla storia per aver sollevato tanti “perché” pesanti come macigni o, perchè no, come petroliere.

                                                                                                            Giuseppe Nativo

 

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Ultimo aggiornamento: 21 giugno 2011