Dall'esame di una mummia del XVIII secolo, conservata presso la Chiesa di S. Maria della Grazia, a Comiso, emergono interessanti osservazioni sulla "causa mortis" del soggetto.

Cappella mortuaria (Chiesa di S. Maria della Grazia, Comiso)

Le mummie rinascimentali di Comiso

di Giuseppe Nativo

 

     Il rapporto fra salute e malattia è stato da sempre oggetto di ricerca per l’identificazione delle cause da cui discendono le alterazioni di una funzionalità organica. La paleopatologia, cioè la scienza che studia le antiche malattie dell’essere umano attraverso lo studio delle strutture ossee dei resti antropologici e dei corpi mummificati, offre senz’altro un vasto campo di ricerca. Emergono numerosi interrogativi alcuni dei quali trovano una risposta strettamente correlata con argomentazioni di carattere storico: qualità della vita nelle popolazioni antiche, incidenza delle malattie e relativa patogenesi. Lo studio paleopatologico di alcune mummie rinascimentali ha permesso di effettuare delle diagnosi sulla “causa mortis”. Emerge un quadro clinico molto interessante e, per certi versi, inaspettato.

     In talune chiese e conventi, per l’antico uso di inumare i cadaveri in appositi locali, si procedeva alla mummificazione: un processo di essiccamento per il quale, venendo a mancare per evaporazione il grado di umidità necessaria alla moltiplicazione di microrganismi e fermenti saprogeni, si otteneva il prosciugamento senza putrefazione del cadavere. La mummificazione può avvenire naturalmente, cioè spontaneamente, o artificialmente mediante l’impiego di sostanze chimiche. La comunità di frati cappuccini, allocata presso la Chiesa di S. Maria della Grazia in Comiso (Ragusa), adoperava il metodo naturale. Si tratta di soggetti mummificati la cui data del decesso rientra in un arco temporale che va dal 1742 al 1838 (se ne contano 50 - tra frati e laici appartenenti al Terzo Ordine dei Cappuccini - con lo sguardo rivolto verso l’interno della chiesa e collocate in nicchie).

     Una delle mummie, ancora ben conservata, riposta nella camera mortuaria annessa alla struttura chiesastica, alcuni anni fa ispezionata da esperti di paleopatologia (le analisi con tecnologie biomediche sono state pubblicate su American Journal of Physical Anthropology” nell’aprile 1999 da Castagna, Ciranni e Fornaciari col titolo “Goiter in an eighteenth-century Sicilian mummy”), ha permesso uno studio abbastanza dettagliato sulle affezioni sofferte dall’individuo che è colà vissuto intorno il XVIII secolo. Si tratta di un soggetto dell’età apparente di 35 anni caratterizzato da una estesa tumefazione nella regione anteriore del collo in area tiroidea. L’esame istologico dei tessuti ha confermato la presenza di un gozzo tiroideo il cui volume, abbastanza esteso, avrebbe provocato una complessa sintomatologia dall’esito infausto per il soggetto ammalato. Il gozzo è da considerarsi una malattia molto antica. Una dettagliata descrizione del quadro clinico è riportata in “De Architectura” da Vitruvio intorno il 24 a. C.. Nel XIII secolo, la malattia viene descritta come “bocium sit in gula… habitantibus… montes” in “Compendium Medicinae” di Gilberto Anglico.

     Le osservazioni dei paleopatologi su altre mummie rinascimentali, ritrovate nell’ambito di un territorio collocato nel meridione d’Italia (dalla corte Aragonese di Napoli a quella di Sicilia), hanno consentito di effettuare una dislocazione territoriale delle malattie e loro eziologia. Le ricerche sui regimi alimentari, correlate agli esami bio-chimici e molecolari cui sono state sottoposte le mummie, hanno indicato una massiccia assunzione di zuccheri, grassi e carne rossa che spiega la presenza di disturbi metabolici, obesità, arteriosclerosi, calcoli biliari e urolitìasi (calcolosi delle vie urinarie) molto spesso presenti nella classe nobiliare dell’epoca.

Giuseppe Nativo

Mummia del XVIII secolo (Comiso)

 

Nota dell'editore: il presente articolo è stato pubblicato anche sul quotidiano “La Sicilia” del 1°.2.2007, nella rubrica “Cultura e Spettacoli”, con il titolo “Gli esami paleopatologici su una mummia di Comiso. Quando si moriva per il gozzo".

 

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Ultimo aggiornamento: 21 giugno 2011