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Che l’acqua sia alla base della vita lo sappiamo tutti, ed anche che è il principale costituente del nostro organismo (circa il 60% in peso); quindi siamo a conoscenza che è necessario assumere la quantità d’acqua sufficiente a mantenere l’equilibrio idrico del nostro corpo (bilancio idrico: acqua introdotta pari a quella eliminata). Bene, e allora che ne parlo a fare? Perché sempre più mi sembra che si siano cristallizzate “leggende” poco realiste (se no non sarebbero leggende…) e forse nate non del tutto casualmente.
La prima idea oggi imperante è che più
acqua si beve meglio è per la nostra salute; per cui si sente dire che si
dovrebbero assumere due - tre litri di acqua al giorno. In realtà è vero che
per mantenere il bilancio idrico costante occorrono 2-2,5 litri di acqua al
giorno, ma complessivi! In una dieta regolare (né di tipo carneo, né
vegetariano…) 1 litro d’acqua circa proviene dagli alimenti e 300 ml dalle
reazioni metaboliche, quindi è sufficiente bere 1,2 litri di acqua e/o bevande
che la contengano al giorno…
Ma bere di più fa male? Dipende, come sempre, dalle quantità…3 litri al
giorno, beh, non esageriamo.
Seconda idea diffusa: l’acqua del
rubinetto fa male! Qui è il caso di approfondire; la legge prevede che le acque
potabili (quelle di acquedotto, cioè del rubinetto) non contengano sostanze
nocive alla salute umana (dato che ad ogni specie vivente interessano solo i
propri simili…), si dovrebbe quindi pensare che se l’acqua esce dal
rubinetto dell’acqua diretta sia “buona”.
Purtroppo le cose non stanno sempre così; bisogna tener conto dei componenti
complessivi dell’acqua, che non è mai pura ma una soluzione diluita di
parecchi ioni. Alcuni di questi tanto bene non fanno, ma la legge li tollera; il
principale imputato di possibili fastidi per la nostra salute è lo ione
nitrato; sarebbe bene che tale ione fosse presente in quantità inferiore a 5
mg/L (milligrammi in un litro).
L’acqua del vostro paese quanta ne contiene? La ASL sarebbe tenuta a dirvelo,
se glielo chiedete…
Ma c’è un altro intruso che dà fastidio: il cloro; è obbligatorio
aggiungerlo negli acquedotti per eliminare ogni traccia di possibili
microrganismi (l’acqua potabile deve essere batteriologicamente pura). Il
cloro viene usato per la potabilizzazione in quantità superiore al necessario
(per essere sicuri degli effetti), la quantità che rimane si combina con le
sostanze organiche formando i trialometani (per esempio il cloroformio) di odore
sgradevole e tossici.
Ma qual è la situazione del nostro acquedotto? Se l’acqua del rubinetto non
“puzza” è bene informarsi presso il comune, se ha cattivo odore…non
beviamola.
Ricapitolando, se il contenuto in nitrati è basso informiamoci sui metodi di
potabilizzazione del nostro comune e sulla presenza di residui organici
clorurati.
Molte aziende per la gestione dell’acqua usano ormai metodi più che sicuri.
Solo in caso di risposte negative utilizziamo acqua minerale.
E qui vengono le dolenti note: a parte il costo non indifferente, quale acqua
scegliamo?
Le acque minerali si dividono in:
-minimamente mineralizzate (residuo fisso inferiore a 50 mg/L)
-oligominerali (residuo inferiore a 500 mg/L)
-ricche di sali minerali (superiore a 1500 mg/L)
Evidentemente la scelta dipenderà dalle nostre esigenze; bisognerà vedere se
abbiamo necessità di effetti diuretici, se abbiamo qualche disturbo (pressione
alta, per esempio) o necessità particolari (aumentato fabbisogno di calcio…).
Insomma ciò che conta è il contenuto in sali minerali; questi sono molto
importanti per le varie funzioni che esplicano nel nostro organismo, occorre
quindi tenerne conto nelle nostre scelte. Una alimentazione variata garantisce
l’apporto di tutti i minerali, particolare attenzione va però prestata al
calcio, al ferro ed al fosforo; i primi due spesso deficitari ed il terzo perché
deve essere in un certo rapporto con il calcio.
Purtroppo il calcio spesso risulta insufficiente e tale rapporto si sbilancia
con effetti negativi sulla composizione delle sostanze inorganiche delle ossa
(costituite per l’85% da fosfato di calcio).
Altro rapporto importante è quello tra sodio e potassio (nelle diete
vegetariane aumentando l’apporto di potassio occorrerebbe aumentare
l’assunzione di sodio…).
Insomma la scelta dell’acqua da bere implica vari fattori, che dipendono dal
nostro stato fisico. Ne consegue che la moda di bere acque oligominerali o
minimamente mineralizzate è, appunto, una moda (terza
idea non sempre fondata).
Per esempio, considerando che 7-800 mg di calcio al giorno sono il quantitativo
necessario per mantenere il suo equilibrio nel corpo di un adulto, si può
pensare che l’acqua non dovrebbe esserne priva o quasi, no?
Rimane comunque il fatto che il calcio si assume quasi intermente tramite il
latte ed i suoi derivati.
Discorso un po’ diverso per il sodio, data l’usanza di salare i cibi che ne
fornisce quantità più che sufficienti. Rimane un ultimo punto: quando bere? Risposta semplice, dovrebbe essere, quando si ha sete! Ma (quarta idea diffusa) si dice (ma chi?): lontano dai pasti. Se si beve a stomaco vuoto l’acqua viene escreta rapidamente, non così se si beve durante il pasto (aumentando quindi il suo assorbimento). L’acqua passa comunque subito nell’intestino, l’acqua calda sembra favorire l’attività gastrica. Il fatto che l’acqua passi subito nell’intestino la rende un pericoloso veicolo di infezioni; attenzione quindi… Cosimo
Alberto
Russo Fonti
bibliografiche: -
R.Calcolini, Scienza dell’alimentazione, Signorelli editore, 1984 -
P.Cappelli-V.Vannucchi, Chimica degli alimenti, Zanichelli, 1990 -
E.Piccari, Che minerali ci sono nell’acqua minerale?, Unione
Consumatori L'Autore
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