La Contea di Modica godeva, ab antiquo, di
una totale autonomia, sì da essere considerata “regnum in regno”. Oltre il
Governatore, il quale aveva una giurisdizione amplissima, con pieni poteri
amministrativi, giudiziari nonché militari, la Contea presentava un ricco
ed articolato apparato burocratico che riproduceva, quasi in maniera
speculare, la struttura della burocrazia del Regno.
Tra le varie cariche comitali, a livello
esecutivo, vi era quella del “Sollecitatore Fiscale”, con una
remunerazione annuale, verso la fine del XVIII secolo, di circa 18 onze, a
cui era demandato il coordinamento dei mandati di cattura nei confronti
dei delinquenti ed il “Capitano di Campagna”, con un lauto stipendio
annuo, nel periodo 1784-1794, pari a 72 onze, il cui rischioso compito era
quello di sorvegliare la campagna “infestata” da ladri. Avvalendosi di un
gruppo di sei soldati, vigilava sul territorio assegnatogli dai superiori.
Tra i suoi carichi di lavoro era compreso anche il trasporto a Palermo,
con relativa consegna agli alti funzionari della capitale del regno, delle
somme di denaro derivate dai proventi di natura fiscale. Il viaggio
all’epoca si presentava, a dir poco, arduo. Alla fine del XVIII secolo, il
sistema viario ricalcava ancora quello in uso in epoca feudale. Frequenti
fermate erano necessarie per rifocillare e far riposare i cavalli, mezzi
locomozione per eccellenza, nonché per il ristoro dei viaggiatori. I
sentieri percorribili agevolmente erano pochissimi ed il loro tracciato
risentiva non poco delle asperità del terreno. A tali inconvenienti si
aggiungeva il fenomeno degli “assalti” perpetrati da gente di malaffare
che derubava frequentemente gli ignari viaggiatori che inconsapevolmente
attraversavano zone poste sotto il controllo malavitoso.
Ritornando al nostro “Capitano di
Campagna”, la cui carica, nel 1792, a Modica era occupata da tale Giovanni
Lendinez, è curioso osservare come, quella volta, non ottemperasse al suo
ufficio. Da documenti archivistici si rileva che qualcosa aveva impedito a
Lendinez di portare a termine il suo “delicato” compito. Partito nel
giugno del 1792, alla volta di Palermo, incappava, per così dire, in un
“incidente di percorso” che pare non fosse tanto raro in quell’epoca.
Trasportando una cospicua somma di denaro, costituita dai sopra citati
proventi fiscali riscossi nel precedente mese di maggio dai territori
della Contea, pensava bene di appropriarsene. Eludendo, con uno
stratagemma, la vigilanza posta a carico della scorta armata, fuggiva
nottetempo facendo in modo di disperdere le sue tracce con somma
contrarietà dei funzionari “panormitani”, i quali, privi di quella ingente
somma, erano così “impediti” ad avere, a loro volta, altri “incidenti di
percorso”!
Giuseppe Nativo
maggio 2006
Bibliografia:
P. Militello, La
Contea di Modica tra storia e cartografia. Rappresentazione e pratiche
di uno spazio feudale (XVI–XIX secolo), Palermo, L’Epos Editore,
2001;
Archivio di Stato di
Ragusa - Sezione di Modica, Contea di Modica, V. 1195, Lettere
del Procuratore Generale, aa. 1791-1793, f. 277.