memorie dell'antica Ragusa

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Pubblicato il “Quaderno n. 2” della Chiesa Madre S. Giorgio di Ragusa Ibla

di Giuseppe Nativo

[…] Et avendo parimenti osservato l’antica Chiesa diruta dal Terremoto collaterale alla nova Chiesa per un muro intermedio, quella videro esser stata piantata con tre Navate, oltre sei Cappelle sfondate con Presbiterio magnifico ornato di Statue grandi di Pietra Marmorina, quale al presente si ritrova di materiale in somma di scudi mille dugento, e volendosi ridurre al pristino stato come era edificata prima del Terremoto, […] almeno vi sarebbero necessarij scudi cinquanta mila, e questo secondo il loro giudizio, e parere, e haec sunt eorum relations cum Iuramento factae per modum ut supra &c. unde &c. […]

[…] Datum Ragusae die 15 Martij 1717 […]

(perizia giurata, redatta da alcuni tra i più valenti maestri “maragmatici” di Ragusa, con la quale, tra l’altro, è rimarcato come il progetto di ripristino della vecchia chiesa di San Giorgio, “diruta” dal sisma del 1693, non può essere evaso stante che la spesa per la sua attuazione sarebbe ammontata a circa 50.000 scudi; fondo Archivio Storico Chiesa Madre S. Giorgio, Ragusa – Cannezzio – A03 – Vol. 03, cc. 31 e segg.).

     Così recita uno dei documenti riportati nel “Quaderno n. 2” dell’Archivio Storico della Chiesa Madre di San Giorgio in Ragusa Ibla. Tale pubblicazione nasce con l’intento di sottolineare l’importanza dell’archivio parrocchiale attraverso cui, ancora una volta, vengono accesi i riflettori sulla memoria storica dell’antica Ragusa. “Questo secondo quaderno – scrive il parroco, l’arciprete don Pietro Floridia, nell’introduzione al volume – vuole, come già il primo dello scorso anno, rendere noti alcuni documenti che la squadra parrocchiale ha avuto modo di mettere in chiaro e di studiare”. Il lavoro certosino, consistente nella catalogazione, visione e trascrizione del contenuto di vetusti carteggi, fa parte di un’annosa ricerca cui si sono dedicati, con impegno non comune, quattro studiosi di storia locale che hanno messo a disposizione le loro competenze maturate sul campo per portare alla giusta attenzione un complesso ed articolato materiale archivistico: l’ing. Giuseppe Arezzo, la dr.ssa Clorinda Arezzo (esperta in Conservazione dei Beni Culturali), la dr.ssa Rosalba Capodicasa ed il dott. Gaetano Veninata (autore di non pochi saggi storici e prat. giornalista).

     L’Archivio, come già rappresentato nell’Introduzione del “Quaderno n. 1”, riveste non poca rilevanza avuto riguardo al fatto che la Chiesa Madre di San Giorgio ha svolto, per oltre cinque secoli, il ruolo di sede vicariale ricoprendo una posizione cardine dal punto di vista “amministrativo, decisionale e comunque di guida dell’intera collettività ragusana”. Recentemente, grazie all’impegno profuso dal citato team, l’Archivio parrocchiale si è arricchito di altro materiale documentario, ivi traslocato da un magazzino della chiesa, che – puntualizza don Pietro Floridia - “si dovrà pazientemente provvedere a visionare, individuandone l’argomento e, conseguentemente, a catalogare”. Si tratta, infatti, di un lavoro lungo consistente anche in ricerche bibliografiche ed archivistiche collaterali allo scopo anche di far luce su determinati aspetti socio-economici di una collettività che ruota attorno ad una realtà territoriale dinamica e variegata. La documentazione su cui sta lavorando il menzionato gruppo di lavoro copre un arco temporale abbastanza esteso che va dagli anni ’20 del XVI secolo ai primi anni del Novecento. “Non a caso – aggiunge il parroco – l’ingegnere Arezzo, delegato della parrocchia per l’Archivio, mi confidava recentemente che non basterà una generazione per completare il lavoro di catalogazione e sistematica messa in chiaro su supporto informatico dei contenuti delle carte”.

     Il “Quaderno n. 2” (pp. 176, Ragusa, ed. 2009), che ha avuto un esito a stampa grazie al contributo della Banca Agricola Popolare di Ragusa, è suddiviso in quattro tematiche: “L’abate Antonino Giampiccolo, l’Insigne Collegiata di S. Giorgio e la Famiglia Giampiccolo nella prima metà del 1700” (a cura di Giuseppe Arezzo), periodo in cui i canonici dell’insigne Collegiata, autorizzati a portare “il rocchetto bianco e la mozzetta paonazza con fodera di seta rossa”, intervengono “in modo solenne nelle funzioni della chiesa, […] godendo di preminenze e precedenze rispetto al resto del clero cittadino…”; poi “La storia del convento di San Francesco d’Assisi di Ragusa nel sec. XVI” (trattata da Gaetano Veninata), attraverso il manoscritto “Liber Omnium Actorum” che riveste non poca rilevanza in quanto al suo interno si trovano documenti stilati a far tempo dal XVI secolo e riguardanti, tra gli altri, “donationes, cessiones, permutationes et cambij” in favore del convento; terza tematica affrontata è “Il convento di San Benedetto e la nuova chiesa di San Giuseppe” in cui Clorinda Arezzo, attraverso il ritrovamento di due piante schizzate, cerca di approfondire le vicende che “ruotano intorno ad un ristretto numero di personaggi” legati da un unico filo conduttore: la “compra” della “diruta” chiesa di S. Tommaso e l’erezione della nuova chiesa di S. Giuseppe; e, infine, “La numerazione delle anime della Parrocchia di S. Giorgio in un quaderno del 1791” (curata da Rosalba Capodicasa), da cui emerge uno spaccato settecentesco della collettività ragusana contraddistinta dalla presenza di famiglie con titolo nobiliare, di notai con reddito cospicuo e di una popolazione (1/5 della quale di età inferiore ai dodici anni, a testimonianza che la mortalità infantile, all’epoca elevata, è bilanciata da un cospicuo numero di nascite) in cui una considerevole parte delle famiglie trae il proprio sostentamento da lavori artigianali e dalla coltivazione della terra.

     Quattro elaborati, dunque, di diverso argomento e di diversa impostazione che contribuiscono a stuzzicare la curiosità del lettore e ad aprire “ampi squarci di luce in un passato”, per certi versi, ancora “nebuloso”.

 Giuseppe Nativo

 aprile 2009

 

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Ultimo aggiornamento: 21 giugno 2011