Si riparla di energia nucleare

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Si riparla di energia nucleare, ma non è una scelta obbligata. Su questo tema pubblichiamo il contributo del prof. Cosimo Alberto Russo.

 

Le fonti di energia: quali alternative?

 

di Cosimo Alberto Russo

 

            Gli avvenimenti degli ultimi anni (situazione irachena, black-out elettrico) e le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio e dei rappresentanti dei paesi industrializzati, che hanno ventilato un possibile ritorno ad investire nell’energia nucleare, hanno riacceso l’interesse intorno a questo tema. Ricordiamo che questa tecnologia era stata abbandonata dall’Italia in seguito al referendum popolare del 1987, che ne aveva chiesto la non utilizzazione. Può quindi essere utile fare il punto della situazione.

            Sia l’energia ottenuta dalla combustione dei prodotti petroliferi, che l’energia nucleare, vengono utilizzate nelle centrali elettriche per far evaporare le masse d’acqua necessarie al movimento delle turbine che, collegate ad un alternatore, producono energia elettrica. Quindi non è la tecnologia di produzione dell’energia elettrica a cambiare, ma quella della produzione del vapore necessario.

            La combustione dei prodotti petroliferi non presenta rischi ma provoca l’emissione di sostanze nocive (anche se i sistemi di abbattimento dei fumi oggi utilizzati minimizzano tali emissioni) e di rilevanti quantità di anidride carbonica, principale responsabile dell’effetto serra e non eliminabile. Altre considerazioni da fare sono di ordine politico: le principali fonti di idrocarburi si trovano in territori non direttamente controllati dall’occidente industrializzato (Paesi arabi, Venezuela, Russia) con  conseguenti possibili problemi di approvvigionamento nel caso di instabilità dei governi di questi paesi.

            Ed eccoci all’energia nucleare! Esistono due possibili modi di produrla: la fusione (due nuclei leggeri, per esempio di idrogeno, si fondono per formarne uno più pesante, l’elio nel caso dei due nuclei di idrogeno, liberando energia termica) e la fissione. La fusione non è tecnologicamente sfruttabile (almeno al momento) mentre la fissione è, per l’appunto, la tecnologia oggi disponibile.

Durante la fissione un atomo di uranio viene colpito da un neutrone, che provoca una reazione nucleare con la conseguente frantumazione dell’uranio in due atomi di elementi più piccoli e l’emissione di altri neutroni, oltre ad una certa quantità di energia termica.  

             I neutroni emessi colpiranno altri atomi di uranio dando luogo alla cosiddetta “reazione a catena”; se la reazione a catena non viene controllata si ha un’esplosione nucleare (la bomba atomica). Occorre quindi moderare la produzione di neutroni per controllare il numero di atomi di uranio che reagiscono; questo avviene tramite barre di grafite, chiamate barre di controllo. Il “nocciolo” è la zona del reattore nucleare dove avviene la reazione a catena; nei moderni impianti viene immerso nel sodio liquido per diminuire il rischio di incidenti.

 

Reattore nucleare

Quali vantaggi e svantaggi dall’uso del nucleare? Gli svantaggi sono, purtroppo, ancora molti:

Ø      Seri danni in caso di incidenti; durante la fissione si libera una notevole quantità di radioattività e di elementi radioattivi che, in caso di incidente grave, possono venire rilasciati nell’atmosfera e nell’ambiente (come è accaduto a metà degli anni 80 a  Chernobyl) con la contaminazione radioattiva di terreni, alimenti e delle stesse popolazioni esposte alle radiazioni.

Ø      I prodotti della fissione, gli atomi risultanti dalla frantumazione dell’uranio (le cosiddette “scorie radioattive”), mantengono la loro radioattività per migliaia di anni; immagazzinarle in modo sicuro rappresenta oggi il principale problema irrisolto legato al nucleare.

Ø      Il trasporto delle scorie e del materiale nucleare sono altri punti deboli, sia per la possibilità di incidenti che per eventuali atti terroristici.

Ø      I costi non sono inferiori a quelli delle centrali termoelettriche, anzi risultano superiori se si tiene conto delle opere di bonifica del territorio e di smantellamento della centrale nucleare, una volta terminata la sua attività (non più di 25 anni).

I vantaggi sono essenzialmente di duplice natura:

Ø      Non si ha emissione di anidride carbonica (CO2) ed altri inquinanti atmosferici.

Ø      Non si dipende da paesi ad elevata instabilità politica per l’approvvigionamento dell’uranio.

            Per quanto riguarda l’Italia, è vero che diminuirebbe l’importazione del petrolio, ma ci sarebbe un aumento dei costi, per la gestione delle centrali, che vanificherebbe il risparmio economico ottenuto.

            Ed allora perché non ricorrere alle sempre sognate e mai realizzate energie rinnovabili? La cosiddetta energia “pulita” si basa essenzialmente sulle seguenti fonti: idroelettrico, eolico, solare, geotermico, biomassa. La quasi totalità di energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili è generata da impianti idroelettrici (82,5%) e solo il 7% proviene da fonti rinnovabili non tradizionali (eolico, biomasse e rifiuti, fotovoltaico); l’uso delle fonti rinnovabili ha anche un peso sulla produzione di energia per riscaldamento; tenendo conto anche di quest’uso le biomasse ed i rifiuti solidi urbani (RSU) assumono un peso elevato (fino al 36%), ma la porzione a carico del solare (+ l’eolico) scende addirittura al 2%! (i dati utilizzati sono tratti dall’”Osservatorio delle fonti rinnovabili in Italia – 2004”, a cura di ISES Italia).

            Di tutte queste fonti non tradizionali (eolico, fotovoltaico, biomasse; idroelettrico e geotermico sono considerati tradizionali) l’energia eolica è quella che ha segnato una crescita tecnologica maggiore con un conseguente aumento della potenza installata; il dato più significativo è l’evoluzione degli aerogeneratori, sia per potenza, che per affidabilità ed efficienza.   

            Anche i generatori eolici hanno, però, una ricaduta negativa sull’ambiente, in quanto alterano in maniera sostanziale il paesaggio; questo, in un paese come l’Italia dove il paesaggio rappresenta un valore aggiunto rilevante, provoca resistenze e perplessità sulla loro diffusione.

L’energia solare da trasformare in elettricità (solare fotovoltaico) non ha registrato una crescita sostanziale negli ultimi anni e non è prevedibile un suo sviluppo nel breve termine, dato l’alto costo e le grandi estensioni di territorio necessarie per gli impianti. In realtà sia l’eolico che il solare (soprattutto il solare termico, cioè per il riscaldamento di acqua) avrebbero ottime prospettive se si passasse da una visione impiantistica centralizzata (grandi impianti per la distribuzione di energia elettrica) ad una per abitazioni isolate. Va sottolineata, infatti, l’urbanizzazione diffusa del territorio italiano, che favorisce interventi individuali. Ed in effetti vi è un leggero aumento nell’installazione di impianti solari da riscaldamento, anche grazie agli incentivi promossi da Ministero dell’Ambiente e Regioni.

Ultima voce tra le fonti rinnovabili è l’uso delle biomasse (legna ed assimilati, RSU); in particolare gli impianti che utilizzano rifiuti solidi organici per la produzione di energia elettrica hanno, ed avranno, uno sviluppo crescente:

Per quanto riguarda i consumi di legna da ardere per abitazione, va evidenziato il basso livello tecnologico e la scarsa efficienza dei dispositivi utilizzati (quasi esclusivamente caminetti e stufe di stampo classico); per cui a fronte di consumi di un certo peso (si stimano circa 16 milioni di tonnellate/anno di legna) si hanno risultati, in termini di produzione di calore, scadenti.

            Non è stato citato l’idrogeno…perché le tecnologie relative al suo uso sono ancora a livello sperimentale. Forse solo tra qualche decina d’anni se ne potrà parlare in termini realmente applicativi.

            E allora che fare per avere elettricità e calore? I derivati del petrolio contribuiscono all’effetto serra, il nucleare non è sicuro e produce scorie altamente radioattive, le fonti rinnovabili non sono al momento economicamente competitive; l’unica via appare un uso razionale dell’energia, sviluppando rapidamente l’utilizzazione delle fonti alternative a livello di singole abitazioni e abbassando drasticamente i consumi; solo così si potrà sviluppare una cultura compatibile con la carenza di risorse tradizionali.

Cosimo Alberto Russo

Aprile 2005

Musica in sottofondo: "Radioactivity", dei Kraftwerk.

L'Autore

Cosimo Alberto Russo

Il prof. Cosimo Alberto Russo è nato a Ragusa il 18 settembre 1953; risiede a Roma dal 1965.  

Laureato in chimica, materia che  insegna presso gli Istituti superiori dal 1978.

Attivo in campo ambientalista dal 1975; in particolare ha collaborato attivamente con il WWF, la Federconsumatori, i Verdi. 

e-mail: cosimoalberto.russo@istruzione.it

 

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Ultimo aggiornamento: 21 giugno 2011