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Riflessività e creatività a scuola Le lezioni CoRT: i dati di un secondo esperimento del prof. Giuseppe Tidona Introduzione Alcuni anni fa, in un contesto scolastico che
iniziava a trasformarsi, mi sono posto l'interrogativo se fosse possibile dare
agli studenti non soltanto delle nozioni, dei contenuti, ma anche dei contenenti,
delle capacità. Una scuola tutta rivolta al prodotto,
poteva indirizzarsi al processo? I
prodotti si consumano, cioè si esauriscono, ma chi possiede i processi è in
grado di ricreare gli oggetti secondo le circostanze. Un detto popolare asserisce che la cultura è ciò
che resta dopo che uno ha dimenticato tutto: ma, appunto, cosa resta? Noi
sappiamo che in alcuni casi ciò che rimane è molto poco e per di più
frammentario, cioè slegato da tutto il resto e soprattutto dalla vita vera
della persona: e quindi non capace di modificare in qualsiasi modo o direzione
la storia dello studente. Un secondo quesito mi sembrava importante (a me come
a tanti altri): in che misura la conoscenza trasmessa dalla scuola è in grado
di modificare la riflessività dell'allievo e la sua capacità di essere
creativo, cioè manipolativo, con gli
oggetti dell'apprendimento? In effetti, la risposta a quest'altra domanda era
abbastanza negativa: le conoscenze scolastiche il più delle volte sono inerti,
vanno assimilate, ma al di fuori del contesto specifico in cui sono state
trasmesse non trovano l'applicazione, l'elaborazione che dovrebbero. Questa è la ragione per cui ho cominciato alcuni
anni fa ad interessarmi ai programmi specifici messi a punto per sviluppare
riflessività e creatività: cioè a quei programmi che trattano la riflessività
e la creatività non come un sottoprodotto atteso, sperato dei vari programmi
d'insegnamento disciplinari, ma le affrontano, provocandole in maniera diretta,
con metodiche specifiche. Ho studiato in modo particolare il programma CoRT1,
sviluppato da E. de Bono, non solo perché è sicuramente il più conosciuto e
diffuso nel mondo, ma anche perché è quello che meno interferisce con lo
svolgimento "normale" degli insegnamenti curricolari e che quindi in
un certo senso è di più facile applicazione. La letteratura scientifica del
ramo (in lingua inglese) attestava già dell'efficacia del programma, ma mancava
di dati per quanto riguarda il contesto culturale italiano. Questa è la ragione per cui mi sono proposto di
raccogliere dati in merito. I risultati (positivi) del primo esperimento
organizzato nell'anno scolastico 2000/2001 sono stati pubblicati sulla rivista Dialogo2,
a cui rimando per la loro conoscenza. Qui invece voglio esporre i dati del secondo
esperimento condotto durante l'anno scolastico appena terminato (2001/2002). Ma
prima è necessario spendere alcune parole su come è stato organizzato il test
(non dissimile, a dire il vero, dall'anno scorso). Struttura dell'esperimento Come gruppo da sottoporre all'esperimento è stato
scelta la I E dell'Istituto tecnico statale commerciale "F. Besta" di
Ragusa (classe ovviamente diversa rispetto al precedente test, nonostante la
medesima lettera di riferimento). Gli studenti (14 anni l'età media) sono stati
sottoposti ad una doppia prova d'ingresso per misurare le loro capacità
riflessive e creative all'inizio dell'anno scolastico. Il primo era un test ideativo volto a misurare in
maniera semplice appunto la loro capacità di produrre il maggiore numero
possibile di idee, una volta posti di fronte ad uno stimolo. Lo stesso era
rappresentato da un titolo (si dava ovviamente l'avvertimento che la forma dello
svolgimento non avrebbe pesato- non essendo una composizione di Italiano, solo
il contenuto importava): "Dici ai
tuoi genitori che sei in grado di affrontare eventuali situazioni di pericolo
quando sei fuori, perciò non si preoccupino. Loro ascoltano e sorridono in
maniera ironica. Che cosa pensi di questa situazione?". Il tempo
assegnato era di 20 minuti. Alla
fine le loro idee sarebbero state semplicemente contate, senza valutarle in
alcun modo (sui criteri di conteggio vedi quanto detto nel primo articolo3):
posso qui sinteticamente dire che per idea intendo l'unità di base del
pensiero. Essa coincide con l'asserzione e con tutte le componenti che ne fanno
parte: è, in altri termini, l'aggregato semantico formatosi a partire dallo
stesso movimento del pensiero, l'insieme espressivo generato
dall’intenzionalità significativa assunta. Il secondo pre-test era il TCD4
di Williams (protocollo A), volto a misurare in maniera più diretta la
creatività (il TCD, nato in un contesto americano, è stato recentemente
tradotto in Italiano). Mettere a punto un reattivo specifico "locale"
avrebbe comportato procedure lunghe, problemi di validazione, ecc. che non avrei
potuto risolvere per mancanza di tempo. Da qui la necessità di ricorrere ad uno
strumento "preconfezionato". Per i criteri di assegnazione dei
punteggi nel TCD vedi l'articolo precedente5.
I due test sopra descritti sono stati somministrati
il 28/9/2001 (cioè all'inizio dell'anno scolastico, nella stessa giornata). Contemporaneamente, è stato scelto, come era già
avvenuto l'anno scorso, un gruppo di controllo (la I B: stessa età- 14 anni- e,
grosso modo, stessa composizione "sociale") con una duplice finalità:
da una parte verificare in che modo il gruppo sperimentale potesse dirsi
rappresentativo come capacità di partenza, dall'altra tenere sotto controllo la
variabile "sviluppo" che nell'età evolutiva può modificare
sostanzialmente i dati ed invalidare qualsiasi ricerca. Il gruppo di controllo
è stato, pertanto, sottoposto al medesimo doppio pre-test il 29/9/2001. Le
possibilità di comunicazione tra le due classi erano pressoché nulle in quanto
situate alle estremità opposte dell'edificio. Alla fine del periodo di trattamento sia il gruppo
sperimentale (il 31/5/2002) che il gruppo di controllo (il 30/5/2002) sono stati
sottoposti ad una doppia nuova verifica (il post-test), ovviamente a struttura
simile ma a contenuto differente. Il TCD è stato somministrato nel suo
protocollo B, mentre il titolo stimolo per il post-test ideativo, pur abbastanza
simile al precedente, era comunque diverso: "Parlando
con qualcuno dei tuoi parenti (scegli tu chi), dici che se ti capitasse di
vivere da solo ne saresti capace e ti organizzeresti bene. Loro, increduli,
scuotono la testa. Che cosa pensi di questa situazione?" Gli studenti delle due classi a cui è stato
possibile somministrare le due prove sia al pre-test che al post-test sono stati
17 + 17 (ragazzi che si aggiungono quindi ai 14 + 14 delle due classi dell'anno
scolastico scorso). Il trattamento tra test- e post-test per la I E è
consistito, come nel 2000/2001, nell'insegnamento delle lezioni CoRT
nel suo formato basico (CoRT I e CoRT IV) per un'ora la settimana. Al post-test gli studenti della classe sperimentale
non sono stati, ovviamente, invitati a far uso degli strumenti CoRT, né sono
stati preavvertiti che avrebbero dovuto affrontare una prova finale; si voleva,
in fondo, osservare gli effetti indiretti, diffusi delle lezioni suddette. Si espongono qui in due tabelle riassuntive i dati
del pre-test e del post-test del gruppo di controllo (tabella A) e del gruppo
sperimentale (tabella B). I nomi, per ovvi motivi, sono convenzionali. I punteggi del TCD sono grezzi: al di là dei valori
assoluti espressi dai numeri è comunque importante e significativo paragonarli
tra loro. Tabella A
Gruppo di controllo (I B)
Tabella B
Gruppo sperimentale (I E)
Commenti Il post-test nelle due classi è stato effettuato,
per una casualità non ricercata, in un periodo in cui gran parte delle
interrogazioni finali si erano esaurite. Gli studenti erano pertanto rilassati
ed in condizioni di "spirito" migliori rispetto all'anno scorso. Avevo
già ipotizzato6
che ove questa condizione si fosse presentata i risultati al post- test del
gruppo sperimentale sarebbero stati persino migliori rispetto a quelli ottenuti nel 2000/2001 (+33,7% al TCD, +53,8% al test ideativo –
della classe rispetto ai dati numerici di partenza del pre-test). Questo
secondo gruppo sperimentale, infatti, nei termini percentuali del punteggio
grezzo ha ottenuto un incremento di circa 62% al TCD e di circa il 58% al test
ideativo rispetto alla situazione di pre-test. La
dimensione dell'effetto (o d) al TCD
è stata, secondo la formula di Glass7,
0,89 (0,68 l'anno scorso). Se il confronto avviene, invece che sulle medie
finali al post-test, sulle loro relative differenze rispetto al pretest, come
sarebbe più corretto, allora la dimensione dell'effetto sale a 1,07! Ovviamente
altri sistemi possono essere usati, ma il risultato finale non muta). La d è
ancora più alta al test ideativo. Sono valori notevoli. Per capire pienamente la portata di questi risultati
è probabilmente necessario offrire punti di riferimento più familiari, ovvero
quelli forniti dalla medicina (senza dubbio quanto avviene in campo medico
riceve una copertura più completa). Basti, dunque, pensare che la ciclosporina
fu dichiarata efficace contro il rigetto degli organi quando la dimensione
dell'effetto era stata stimata a 0,39; l'effetto della dipyridamole sull'angina
fu calcolato 0,24 e quindi annunciata efficace; il trattamento a base di farmaci
contro l'artrite fu giudicato di successo quando la d era tra 0,45 e 0,77; si possono fornire decine di altri esempi8. Devo dire che anche il gruppo di controllo quest'anno
ha aumentato i suoi punteggi al post-test di Williams, ma in misura ovviamente
inferiore (vedi tabella A), cosa che l'anno scorso non era avvenuta (al ritest
la prestazione del gruppo di controllo al TCD era lievemente peggiorata). Devo ipotizzare che il clima più rilassato in cui è
avvenuto il post-test ha favorito una prestazione migliore in entrambi i gruppi
al TCD, nessuno dei quali, però, come già avvertito l'anno scorso, si era mai
impegnato durante l'anno in esercitazioni grafiche (il TCD consiste
sostanzialmente nella costruzione di alcuni disegni, se si esclude una sezione
denominata titoli). E' chiaro che l'aumento (più basso) nel gruppo di
controllo deve essere letto come una conseguenza del fattore crescita
e del clima rilassato, mentre l'incremento (più sostanzioso) nel gruppo
sperimentale deve essere attribuito (scontata una piccola parte dovuta al
fattore crescita) all'effetto diffuso
delle lezioni CoRT (che, come accennato, consistono sostanzialmente di esercizi
di natura verbale). Quello che mi ha stupito nel gruppo di controllo, pur
in presenza del clima rilassato cui si faceva riferimento (assente l'anno
scorso), è, per il secondo anno di seguito, la perdita di punteggio al
post-test ideativo. Devo assumere che il gruppo di controllo, nonostante
il clima favorevole (tradottosi in una discreta prestazione al TCD, che può
anche essere preso come un bel gioco!), alla fine dell'anno non riesce ad
esprimere lo stesso potenziale dell'inizio nella trattazione di un titolo
stimolo per una sorte di effetto
scolastico di saturazione. Devo altresì arguire che, invece, il gruppo
sperimentale, grazie alle lezioni CoRT assume un gusto particolare per la
produzione di idee che persiste in qualsiasi condizione! Parlavo di un effetto diffuso delle lezioni CoRT.
Secondo il mio parere l'intelligenza va intesa con la funzione delle funzioni
in cui le varie componenti interagiscono tra di loro e si influenzano. Ma non
sono solo funzioni di pari livello a condizionarsi vicendevolmente: penso altresì
che le funzioni inferiori hanno un
ruolo su quelle superiori e le condizionano (e viceversa, ovviamente). E questo è il motivo per cui un allenamento in un'area cognitiva particolare influenza beneficamente
anche le altre aree (prescindendo dal discorso se sia il caso o meno di parlare
di diverse intelligenze come alcuni fanno). Ed è la medesima ragione, secondo
il mio parere, per cui l'utilizzo degli strumenti CoRT ha avuto tali effetti
diffusi in un'area (come quella sondata dal TCD) che qualcuno definirebbe di
pertinenza esclusiva dell'intelligenza spaziale9. Credo che una sensibile ed importantissima cerniera
di collegamento fra le varie funzioni
sia l'autostima (che quindi ha a che fare con l'intelligenza). Se si migliora la
percezione psichica di sé, come dimostrano del resto tanti studi, si migliora
gran parte del resto. Marzano10,
ad es., sulla base di una sua famosa metaricerca concernente gli effetti reali
sull'apprendimento delle tante metodologie sperimentali introdotte nel panorama
scolastico americano, conclude che tutte le tecniche che avvantaggiano in un
qualche modo il self-system o sistema del sé (che è definito conseguentemente come il centro di
controllo della mente) hanno risultati molto positivi, migliori anche di altre
tecniche che a prima vista potrebbero essere pensate come più dirette e
efficaci: ciò in quanto l'idea di sé condiziona tutto il resto. Secondo
Marzano, accanto al sistema del sé bisogna collocare per importanza il sistema
metacognitivo: esso dirige e regola l'apprendimento. Sulla base della mia esperienza e dell'evidenza
aneddotica raccolta, sostengo che le lezioni CoRT danno gli strumenti essenziali
per il controllo della propria cognizione, cioè pertengono in buona misura alla
sfera della metacognizione, e al contempo forniscono un contributo sostanzioso
per il miglioramento dell'autostima, cioè afferiscono al sistema del sé. Chi utilizza gli strumenti delle suddette lezioni acquisisce un metodo ed un gusto per pensare, per trattare le idee e prima o poi dice a se stesso: "Posso farcela, pensare non è noioso o una cosa per persone super intelligenti, mi posso applicare anch'io". Questo gusto a riflettere viene poi trasferito in tanti altri campi. Può essere sì che gli effetti più vistosi a
livello immediato si ottengano nelle prove (come quella ideativa) ed in quei
parametri (come i titoli del TCD) più
direttamente legati alle esercitazioni CoRT svolte in classe, ma questo ha
scarsa importanza se poi gli esiti si diffondono comunque in tutte le aree. Voglio offrire, infine, qualche considerazione sulle
relazioni possibili tra i vari parametri della creatività come enunciati da
vari studiosi e presenti a livello di fasce di punteggio nel test di Williams da
me utilizzato (le mie sono solo ipotesi, in presenza di dati non ancora
sufficienti per giungere a conclusioni perentorie). I parametri cui mi riferisco
sono quelli della fluidità, della flessibilità,
dell'originalità e dell'elaborazione. Ad essi Williams ha aggiunto i titoli. Se andiamo ad analizzare i punteggi dei due gruppi
sperimentali (quello dell'anno scorso e quello di quest'anno) ai vari segmenti
del TCD, notiamo che (per il secondo anno consecutivo) gli incrementi più
sostanziosi sono stati, a flessibilità,
titoli, fluidità (lo stesso test
ideativo è stato da me immaginato come un test di fluidità) ed
elaborazione. Originalità è risultata sempre ultima. L'anno scorso, è vero, originalità
era tra i parametri con i numeri più alti nel gruppo sperimentale, ma solo in
numeri assoluti, non in termini percentuali relativi. In termini percentuali
essa ha sempre contribuito con le cifre più basse all'aumento complessivo. Al contrario sia l'anno scorso che quest'anno nei due
gruppi di controllo al punteggio complessivo finale ha dato un certo apporto
l'incremento di punteggio in originalità:
l'anno scorso in presenza addirittura di una perdita complessiva, quest'anno in
presenza di un certo guadagno, cui l'originalità
ha contribuito in maniera importante. L'interpretazione che do di questo fenomeno (anche
sulla base della mia esperienza) è che innanzitutto fluidità, flessibilità ed elaborazione
sono concettualmente collegati tra di loro, molto di più di quanto non sia
stato intravisto sino ad ora. I titoli
(presenti nel TCD) sono esclusi dal mio discorso in quanto non costituiscono un
vero parametro indipendente, essendo un po' di ogni cosa. La fluidità
richiede flessibilità, cioè la
capacità di mutare il punto di osservazione, così come la flessibilità richiede capacità di andare avanti, numerosità;
entrambe poi sono unite all'elaborazione, in
quanto non si possono avere le due capacità sopra menzionate se non ci sono i
termini per esprimerle- così come non ci possono essere i termini per
esprimerle se non ci sono idee da esprimere. Penso, quindi, che essi siano la
chiave per la creatività. Chi coltiva questi segmenti ha in mano il segreto
della creatività; l'originalità può
essere incrementata sì, ma come effetto, conseguenza dei parametri sopra
delineati. Non esiste né può esistere una tecnica che insegni
l'originalità di
per sé. Chi sviluppa fluidità, flessibilità, elaborazione sviluppa
autostima ed una migliore conoscenza del proprio procedere mentale (cioè metacognizione)
e quindi solo dopo si potrà avere originalità. L'originalità ha due aspetti particolari:
innanzitutto è molto difficile da definire (la si definisce su basi
statistiche? Sull'apprezzamento degli esperti? Sulla distanza dei campi o degli
elementi associati?, ecc., ecc.). Quindi tutte le costruzioni volte a misurarla
presentano, a dire il vero, seri problemi di validità. In secondo luogo mostra, a mio parere, un'evoluzione
più bizzarra: date certe condizioni il caso, lo sviluppo, le varie situazioni
affettivo-emotive possono contribuire all'incremento di questo dato su basi
accidentali. E' quanto avvenuto nei due gruppi di controllo come s'è detto. Ma
così non si avrà regolare originalità,
essa molto più imprevedibilmente sarà generata dall'intuito, da momenti di
particolare grazia, ecc., ecc. Sostengo, quindi, che dei quattro parametri del
costrutto teorico di Williams (derivato in buona misura dagli studi di altri),
cioè fluidità, flessibilità, originalità
ed elaborazione, il primo, il secondo ed il quarto sono molto più legati da un
punto di vista teorico al processo che al prodotto, cui, invece, è legato il
terzo. Per le
difficoltà teoriche e pratiche di cui s'è parlato sopra non possiamo
direttamente insegnare ad una persona le cose originali da inventare, le teorie
innovative da mettere a punto (chi pretenderebbe di far ciò sarebbe simile a
quei tizi che fanno sapere di avere sistemi sicuri per vincere al lotto:
ovviamente se fosse vero non li comunicherebbero a nessuno!). Possiamo invece insegnare alle persone come si
mobilitano le risorse di cui ognuno di noi è dotato, quali sono gli strumenti
da utilizzare durante il cammino, ecc. Appunto, in fondo, si può insegnare un processo ed
esso è più importante del prodotto. La voglia di tentare, il provare gusto nello
sperimentare cose nuove è molto più importante, a livello di crescita
personale, che generare qualcosa di veramente originale, unico (che arriverà,
se arriverà). Conclusioni
Per il secondo anno consecutivo le lezioni CoRT
insegnate per una sola ora settimanale a ragazzi di 14 anni di un istituto
secondario superiore hanno avuto effetti molto significativi sullo sviluppo
delle abilità riflessive e creative, così come rilevate dai due test
somministrati alla fine dell'esperienza. Se alle due ricerche da me portate a termine si
sommano le tante ricerche, svolte soprattutto in ambito anglosassone11,
credo che si possa affermare in maniera convincente che abbiamo a disposizione
gli strumenti per espandere quelle abilità come la riflessività e la creatività
che saranno sempre più apprezzate dalla società del futuro. Non resta che tentare di convincere gli altri
dell'importanza di queste capacità e far conoscere che esistono gli strumenti
per svilupparle. prof.
Giuseppe Tidona
Settembre 2002 1 E.de Bono, CoRT Thinking, Blandford, Dorset, Direct Education Services Limited, 1973-1975; vedi anche de Bono CoRT Thinking Program. Workcards and Teachers' Notes. Chicago, Science Research Associates, 1987. 2 Dialogo, mensile di cultura, politica ed attualità. Modica, Ottobre 2001. 3 Ib. 4 F.Williams, Creativity Assessment Packet, Austin, PRO-ED,1993, versione italiana Test della creatività e del pensiero divergente, Trento, Erickson, 1994. 5 Dialogo, cit. 6 Dialogo, cit. 7 Vedi Glass G.V., "Integrating findings: the meta-analysis of research", in Review of Research in Education, 5, 1978, pp.351-379. 8 Vedi Lipsey, M.W.& Wilson,D.B. "The efficacy of psychological, educational, and behavioral treatment" in American Psychologist, 48 (12), 1993, pp.1181-1209. 9 vedi H.Gardner, Frames of Mind, New York, BasicBooks, 1983. 10 Vedi Robert J. Marzano, A Theory- Based Meta- Analysis of Research on Instruction, Aurora, Colorado, Mid-continent Regional Educational Laboratory, 1998 11
Vedi "Appendix VI, brief
literature review" by Sandra Dingli in Report
on the Direct Teaching of Thinking, University of Malta, August 2001. Laboratorio Scuola (altre ricerche del prof. G. Tidona)Studiare e pensare: i risultati di un esperimento (maggio 2004) Insegnare e apprendere (ottobre 2003) E' possibile migliorare la creatività e la riflessività dei ragazzi? Un primo esperimento. (settembre 2001) Il
tema: Competenze e ... sesso (gennaio 2002) Studenti capaci e studenti incapaci (maggio 2003)
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