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Da martedì 5 ottobre riprendono regolarmente le lezioni
a Ragusa e ritengo utile mettere in evidenza i punti focali che quest’anno
intendo curare. Tutti sappiamo l’importanza di decodificare il linguaggio
corporeo grazie all’ascolto consapevole delle sensazioni, per cui il primo
punto è quello che riguarda asana
e rilassamento. Il secondo punto è certamente l’attenzione al
respiro. Il respiro come scambio cosmico, che rende possibile l’unione tra
l’interno e l’esterno del nostro corpo; il respiro che trascende i limiti
fisici. Padroneggiare il respiro per arrivare alla pratica di Pranayama, quelle tecniche
che consentono di controllare e aumentare l’energia, il
prana. Da quest’anno, inoltre, con gli allievi che già mi seguono da
tre anni intendo dare più spazio alla meditazione finale; meditare su alcuni
passi delle Sacre Scritture e sperimentare il silenzio per invitare la mente a
trovare uno spazio di quiete. Ricordiamoci che secondo la definizione di Patanjali
lo Yoga è la cessazione delle fluttuazioni
mentali (yoga citta vrtti nirodha). E’ previsto anche un lavoro sui chakra
con l’utilizzo di musiche e bija mantra specifici, secondo lo schema
proposto da Gabriella Cella. Inoltre quest’anno cominceremo ad approfondire
i principi di Yama e Nyama che sono alla base del cammino yogico .
Yoga vuol dire riunire,
aggiogare. Riunire cosa? Abbiamo già detto in un numero precedente di Shanti magazine che secondo l’interpretazione di Patanjali si
intende riunire tutte le energie per indirizzare la mente su un unico punto.
Sappiamo che ordinariamente la mente è dispersa in mille pensieri che
difficilmente consentono un certo grado di concentrazione. Per dominare la
mente occorre perciò molta energia e molta pratica. Oltre alla definizione di
Patanjali ci sono altre definizioni sul significato della parola Yoga. Secondo
alcuni testi teisti l’unione riguarda lo Spirito individuale con quello
Universale. Altri prendono in esame il tema della polarità. Quando un Essere
umano dice io, si isola da tutto ciò
che è al di fuori, tutto ciò quindi che è non-io.
Il nostro io ci lega inevitabilmente
al mondo degli opposti, che non si manifesta solo nel io-tu, ma anche in ciò che è esterno, in uomo e donna, buono
cattivo, giusto sbagliato, ecc. Il simbolo che la nostra associazione ha
utilizzato rappresenta chiaramente la dualità e la complementarietà degli
opposti. La nostra mente non fa altro che dividere costantemente la realtà in
unità sempre più piccole (analisi). Dietro la polarità sta l’unità,
quell’uno che tutto abbraccia e in cui riposano gli opposti non ancora
separati. Nel simbolo vediamo che questa unità è rappresentata dal cerchio
esterno che comprende i due opposti. In cerchio simboleggia l’infinito,
qualcosa senza inizio né fine. Simboleggia l’universo che per definizione
comprende tutto, per cui non può esistere nulla al di fuori di questa unità.
L’unità/universo è eterna pace, è puro Essere. Nelle Upanisad
questa realtà suprema è indicata sia con espressioni di tipo apofatico (neti
neti: né questo né quello), sia con i termini di SAT-CIT-ANANDA. SAT
(participio presente della radice as,
“essere”) è “Ciò
che è”, il reale. Con Sat
si indica perciò la Realtà unica che soggiace alla molteplicità dei
nomi e delle forme che costituiscono l’universo, così come l’argilla è
l’unica sostanza di cui sono fatti i vasi e gli utensili differenti fra loro
solo per forme e dimensioni (Chandogya-upanisad
VI, 1). Il Sat è ciò da cui
tutti gli Esseri traggono la loro origine, ciò in cui sussistono e a cui alla
fine ritornano come i fiumi che si gettano in un solo oceano. CIT è l’atman, il Sé,
la “Coscienza” irriflessa che è
lume per sé risplendente, la “luce
delle luci” (Mundaka-upanisad II, 3,9). Non è un dato
dell’esperienza, né un oggetto di conoscenza, poiché il Sé
è ciò che rende possibile ogni conoscenza (il Sé quindi non deve mai essere
confuso con l’io frutto della
divisione duale). Il Sé è il “testimone interiore” che “dimora
nella caverna del cuore”, trascende ogni dualità, immutabile attraverso
il continuo mutare dei contenuti dell’esperienza e permanente al di là
della radicale impermanenza del mondo oggettuale (Bhagavad-
gita XIII).
ANANDA è la beatitudine
che sta alla base di tutte le gioie e i piaceri dell’esistenza. I
piaceri infatti che possiamo sperimentare ordinariamente non sono che infime
particelle dell’Ananda supremo. A
differenza dei piaceri limitati e transitori Ananda
è eterno e infinito. Il nome derivante dalla composizione di Sat, Cit e Ananda (Saccidananda)
è uno dei più usati per riferirsi alla Realtà suprema anche nell’induismo
contemporaneo.
L’obiettivo dello Yoga è la
liberazione dalla sofferenza. Il cammino è lungo, ma già nei primi stadi
possiamo verificare piccoli segnali che ci fanno intravedere la meta finale.
Nella mia brevissima esperienza di insegnamento ho potuto verificare come una
Signora che frequenta da due anni i miei corsi è riuscita a superare un
problema di insonnia che in precedenza era stato affrontato con terapia
farmacologia. Un altro Signore è riuscito ad avere più controllo nella sua
alimentazione e perciò ha smaltito alcuni chili di troppo. Un’altra persona
che aveva l’abitudine di assumere qualche bevanda alcolica, dopo alcuni mesi
di pratica yogica, si rifiuta di bere tutto ciò che contiene alcol, poiché
grazie all’ascolto del proprio corpo ha capito da sé la nocività di questa
sostanza. Certo, tutto questo è ben lontano dal Samadhi
(o il Nirvana buddista) ma rappresenta un buon incoraggiamento per
procedere con fiducia in questo antico sentiero.
Om
shanti Pina
Bizzarro
L’ASANA L’asana è collegata a tutte le membra (asthanga) dello Yoga. In un numero precedente avevamo già elencato queste 8 parti dello Yoga ma è utile ripeterle anche per chi ci legge per la prima volta. Esse sono: Yama, Nyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana e Samadhi (astinenze, osservanze, posizioni, controllo dell’energia vitale, dominio e superamento degli organi di senso, concentrazione, meditazione,supercoscienza cosmica) Queste otto membra possono considerarsi sia come gradini, l’uno propedeutico all’altro, e sia come parti intimamente intrecciate. L’asana è parte delle pratiche dello stile di vita degli Yama e Nyama, poiché è un mezzo di auto-studio e auto-disciplina. L’asana è una forma di pranayama perché attraverso la giusta postura possiamo controllare il nostro prana (energia). L’asana è una forma di dharana perché attraverso essa possiamo concentrare le nostre energie. Infine l’asana è una forma di meditazione perché la sua pratica corretta richiede che manteniamo la nostra mente in uno stato di chiarezza e riflessione.
Le asana sono ovviamente utili in se
stesse per promuovere la salute e la vitalità e sono complementari nel
trattamento di molte malattie. Le asana alleviano lo stress e la tensione e calmano i nervi (ormai
sono diventati problemi comuni nelle nostre vite frenetiche). Sono una parte importante in uno stile di vita salutare e hanno un effetto sia sul piano fisico che psicologico. Per questo motivo, le persone che non sono interessate alla dimensione spirituale dello Yoga, possono comunque trarre beneficio dalla pratica delle asana. p.b.
A OGNUNO IL SUO YOGA Oggigiorno
la maggior parte di noi ha un’idea dello Yoga.
Lo Yoga è diventato una parte evidente della nostra variegata cultura,
tanto che tutti noi lo abbiamo incontrato in una forma o nell’altra. Yoga
come esercizio popolare di tendenza, Yoga
come terapia medica alternativa, Yoga come profondo cammino spirituale
alterano la nostra visione dello Yoga.
Per porre lo Yoga nella giusta
prospettiva cerchiamo di porci daccapo di fronte ad esso, in particolare
prendendo in considerazione il bisogno di applicarlo su base individuale.
Yoga,
abbiamo detto che è un termine sanscrito che significa “unire,
coordinare”. Si riferisce alla giusta interazione di corpo, mente e spirito
per dischiudere il nostro potenziale più elevato. Lo Yoga
prende le nostre capacità ordinarie e le estende in maniera esponenziale
aiutandoci a sviluppare una consapevolezza che va oltre i nostri limiti
personali. Lo Yoga usa il fondamento
corpo, le sue energie e la sua naturale intelligenza, per raggiungere la
sommità dello Spirito. E’ parte della millenaria ricerca umana per la
salute, la felicità e l’illuminazione che si rivolge all’essere umano
nella sua interezza. Perciò, non c’è da meravigliarsi che lo Yoga
stia acquisendo riconoscimento mondiale man mano che entriamo nell’età
planetaria della consapevolezza e dell’unità. Classi di Yoga
sono oggi disponibili in ogni
città. Lo Yoga non è più qualcosa
di nuovo o di straniero riservato
ad una elite di persone, com’era soltanto qualche anno fa. Nei media vediamo
sempre più immagini di persone che siedono in meditazione o mentre eseguono
qualche posizione. Termini prettamente yogici
come mantra, guru, shakti sono
usati nei giornali e nelle riviste. Tuttavia lo Yoga è molto più che un grande sistema di esercizi. Lo Yoga ha uno straordinario potenziale guaritore sia per il corpo che per la mente. Lo Yoga si rivolge non solo agli squilibri strutturali nel corpo, come problemi osteo-articolari, ma anche disfunzioni organiche, inclusi disordini ormonali e del sistema immunitario. Inoltre, in modo particolare attraverso i vari approcci meditativi, lo Yoga aiuta a risolvere alcuni problemi del sistema nervoso come tensioni emotive e alcune difficoltà psicologiche come quelle derivate dallo stress. Per una salute ottimale abbiamo bisogno di una diagnosi individuale e di un piano di trattamento individualizzati e di uno stile di vita che racchiude tutti gli aspetti del nostro comportamento. Per la diagnosi possiamo affidarci al Dott. Lisciani che attraverso la lettura del polso individua con estrema precisione lo squilibrio energetico. Su questa base possiamo elaborare una pratica di Yoga individuale. In questi giorni sto lavorando alla mia tesi dal titolo “Asana e Pranayama tenendo conto delle tipologie costituzionali descritte nella medicina Ayurvedica”. Pina Bizzarro COMUNICAZIONE
NATURALE, COMUNICAZIONE D’AMORE di
Pina Bizzarro
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Direttore: Pippo Palazzolo Registrazione Tribunale di Ragusa n.8/96 - Direttore Responsabile: Faustina Morgante - Editore A.s.tr.um. Ragusa Ultimo aggiornamento: 21 giugno 2011 |