Shanti Magazine - settembre 2005

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“La mente è una spugna; il cuore è acqua che corre. Non è strano che la maggior parte di noi preferisce assorbire anziché correre?”

Kahlil Gibran
 

Shanti Magazine - Settembre 2005

Lo Yoga e la fede religiosa

                     di Pina Bizzarro

Non è raro incontrare persone convinte che lo Yoga voglia dire accettare un credo religioso incompatibile con la visione Cristiana e Cattolica in particolare. Anche la giornalista che a fine giugno mi ha fatto l’intervista per il giornale “La città” era particolarmente dubbiosa sul fatto che un cattolico possa praticare Yoga.

Ho già trattato questo argomento in un numero precedente di “Shanti magazine”, ma data l’importanza e la mancanza di chiarezza preferisco ritornarci.

Chi ha una conoscenza, anche superficiale, dei testi classici dello Yoga (“Yoga Sutra”, “Hatha Yoga Pradipika”, ecc.) sa bene che nessuno degli otto stadi dello Yoga classico è in contrasto con la fede e la morale Cristiana. Alla base del messaggio evangelico troviamo come fondamentale precetto l’amore verso il prossimo (Amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi). Alla base dell’etica Yoga vi è l’ahimsa o non violenza, che è amore verso il prossimo, cioè dell’uomo in generale, ma anche di ogni creatura, per dirla Francescanamente.

Le tecniche dell’Hatha Yoga, poi, non sono che strumenti e il loro uso non presuppone l’appartenenza a questa o quella fede religiosa. Praticare Yoga non vuol dire che si debba diventare indù!!!

Chi desidera andare oltre una mera utilizzazione delle tecniche e approfondire, ad esempio, la letteratura dei testi filosofici e religiosi che la tradizione indiana ci offre, potrà trovarvi tesori di spiritualità senza per questo rinunciare alla propria fede religiosa.

La Federazione Italiana Yoga organizza spesso seminari (anche presso il  monastero dei Camaldoli) nei quali si mette a confronto lo studio delle Sacre scritture orientali e occidentali, proprio per incoraggiare questa ricerca e ritrovare i tantissimi punti in comune e le verità che appartengono a tutte le tradizioni, al di la dei confini geografici. Sappiamo tutti l’impegno di Papa Giovanni Paolo II per il dialogo interreligioso. E’ ovvio che se desideriamo davvero la pace nel mondo non possiamo ancora puntare il dito sulle differenze culturali e religiose ma lavorare sui punti in comune; le differenze possono semmai essere spunto di arricchimento per tutti e occasione per ricordare a noi stessi il rispetto verso chi ha una visione diversa dalla nostra. Assisi più volte ha ospitato i rappresentanti di tutte le religioni e in quella occasione è stato sottolineato come un verso dei Veda (le Sacre scritture indiane) può essere utilizzato come preghiera universale: “Conducimi dall’ignoranza alla Conoscenza, conducimi dalle tenebre alla Luce, conducimi dalla morte all’immortalità. Om Pace, pace, pace”. C’è qualcuno che in questo mantra può trovare motivi di offesa per la propria religione?

Lo Yoga è uno strumento che può essere usato da chiunque, indipendentemente da ogni convincimento religioso: mantenersi in efficienza e buona salute, calmare la mente e espandere la Coscienza di Sé è un compito degno di ogni essere umano che aspiri a dare il meglio nella vita.

Lo Yoga non è una religione e perciò non solo non può essere in contrasto con nessuna religione, ma può essere facilmente integrato in ognuna.

Ci sono diversi testi che affrontano questi argomenti: Padre Antonio Gentili (grande religioso cattolico) nel 1996 ha pubblicato “Le ragioni del corpo”, un libro molto bello che propone un’interessante paragone tra Oriente e Occidente e parla dei Chakra (parola sanscrita che indica i punti focali energetici del corpo umano) quali “centri di energia vitale” nell’esperienza cristiana. Ci sono anche diverse pubblicazioni di Henri Le Saux, un monaco benedettino di origine bretone, che ha scritto brani di una intelligenza e di una bellezza straordinaria. Prezioso è anche il lavoro svolto da Raimon Panikkar (ci sono diversi libri e anche un video prodotto dalla televisione Svizzera).

E se qualcuno di voi non conosce Padre Anthony Elenjimittam, discepolo di Gandhi, può leggere un estratto del suo intervento al convegno della Federazione Italiana Yoga, svoltosi ad Assisi nell’aprile del 2002 dal titolo L’uomo nuovo che ha per confini il cosmo”;  io ero presente e ricordo ancora l’energia di quel discorso, l’energia di un uomo ultraottantenne che ricorda a memoria centinaia di passi di diversi Testi Sacri. Io ho un riassunto del suo intervento e un’intervista che Giuditta Dembech gli aveva fatto tantissimi anni fa; se desiderate averli basta chiederli, sarò felice di divulgare questi messaggi.

Lo Yoga si è detto che di per sé non è una pratica religiosa; questo però non deve allontanarci dal concetto di Spiritualità, che invece è ben presente in tutti gli aspetti della disciplina yogica.

Nel vocabolario troviamo le seguenti definizioni:

-Religione – dal latino religio-onis = il sentimento dell’uomo verso Dio – Insieme di riti e comandamenti che gli uomini osservano per onorare la divinità (Dizionario della lingua Italiana F. Palazzi);

- Spiritualità – che si riferisce allo spirito in quanto intelligenza e sentimento (Dizionario F. Palazzi).

Lo Yoga, dalla radice sanscrita “Yuj” (unire, aggiogare), ha il significato di ri-congiungere il microcosmo umano con il macrocosmo universale. La pratica Yoga parte proprio dalla ricerca di sé stessi, dalla propria spiritualità.(Il fatto che la parola religione e lo Yoga hanno entrambe il significato di unire, legare, congiungere non deve portare a pensare che questa unione debba necessariamente essere estesa a una specifica divinità.)

La domanda “chi sono?”, “perché sono?”, “da dove vengo?”, “dove vado?” ha già in sé, intrinseco, il pieno contenuto della spiritualità.

La religione non dovrebbe essere distinta dalla spiritualità, ma sappiamo benissimo che ci sono tante persone religiose che non sono affatto spirituali, mentre si può essere fortemente spirituali anche senza aderire a una religione in particolare.

Per migliaia di anni i saggi yogin si sono serviti di questo strumento che è il corpo per cercare l’ardua via della conoscenza; di un corpo che compie continuamente processi di trasformazione, dalla materia più grezza alla forma più sottile del suo essere; di un corpo che è respiro che incessantemente vive e scambia energia con il respiro dell’universo; di un corpo che è armonia, che è suono, che è colore, così come tutto ciò che lo circonda; come possono questi concetti deviare dalla spiritualità!!!

 Om Shanti

Pina Bizzarro

Settembre 2005



 

Una lezione gratuita per chi desidera incontrare lo Yoga

 

Parlare di Yoga a chi  non conosce questa disciplina non è facile, perché se da un lato si inizia a spiegare e commentare alcuni “sutra” di Patanjali, così come vorrebbe l’insegnamento tradizionale, si rischia di rendere pesante e noioso l’argomento e potrebbe risultare complicato seguire la logica e la stessa impostazione dei sutra. Lo studio di questo testo può essere fatto solo da coloro che hanno già delle basi e desiderano approfondire la conoscenza  del testo fondamentale dello Yoga classico.

Dall’altro lato non ritengo corretto presentare lo Yoga in modo semplicistico e banalizzarlo ad esempio elencando tutta una serie di benefici fisici, scorporandolo dal suo contesto storico e filosofico.

Bisogna, come sempre, cercare la famosa “via di mezzo”! Personalmente sento fortissima la responsabilità di trasmettere in modo corretto questo antichissimo insegnamento anche perché vedo che, a causa di informazioni frammentarie e distorte, molti credono che lo Yoga sia semplicemente solo un’attività ginnica particolare che prevede delle posizioni fisiche “strane”; altri pensano che è una religione orientale; alcuni si ricordano dello Yoga solo quando stanno male e pensano di usarlo come una sorta di panacea universale, per poi abbandonarlo quando arrivano i primi benefici.

Io sono sempre più convinta che il modo migliore per avvicinarsi allo Yoga non è “parlare” di Yoga ma cominciare a “farlo”; sedersi cioè sul tappetino e intraprendere questo viaggio interiore. Swami Sivananda soleva dire che un’oncia di pratica vale più di una tonnellata di teoria!

Ci sono delle persone che dello Yoga hanno una vastissima conoscenza teorica, ma se tutto questo rimane in uno spazio mentale diventa un cumulo di conoscenze come un altro. Lo Yoga non deve aggiungere altra conoscenza mentale, ma al contrario il suo scopo è quello di attingere a una conoscenza interiore per esperienza diretta. Yogananda affermava che la vera conoscenza trae origine dalla sorgente interiore che non passa certo attraverso le acquisizioni mentali. Così come uno scultore deve togliere, smussare, scalpellare per tirare fuori “l’uomo” dal blocco marmoreo, così ogni persona che si avvia in una via di ricerca interiore, affinché il Sé possa affiorare, non deve aggiungere nulla, ma togliere, smussare, scalpellare. Togliere tutto il superfluo che abbiamo accumulato, soprattutto a livello mentale.

E proprio per non aggiungere altre parole, altro rumore mentale, lo Yoga è essenzialmente pratica. Lo stesso Patanjali non si perdeva certamente in chiacchiere ed è stato esemplare nel sintetizzare questo insegnamento in soli 195 sutra (aforismi), che si possono stampare in poche pagine!

A chi si avvicina per la prima volta io offro una lezione gratuita proprio per invitare a sperimentare concretamente cosa può dare una seduta di Yoga. Poi si sceglie in tutta tranquillità se iscriversi e frequentare regolarmente le lezioni, almeno una volta a settimana. Mi piace pensare ad ogni lezione gratuita come un piccolissimo seme di luce lasciato nelle profondità del cuore di chi ha la curiosità di provare.

Molte persone magari non le rivedrò più, altre le rivedrò dopo qualche anno, alcune le rivedo entusiaste il turno successivo.

Cirica, 22 luglio 2005. Un momento della nostra classe di Yoga, mentre eseguiamo “Vrksa-asana”, la posizione dell’albero, durante l’incontro estivo che si è concluso con la meditazione intorno al falò.

 

 Io accetto ogni decisione tranquillamente e mi preoccupo solo di fare bene ogni lezione, di impostarla correttamente dal punto di vista tecnico, di metterci tutto il mio entusiasmo, il mio amore, la mia energia; mi preoccupo di dare ad ogni parola il giusto tono perché quella parola non venga recepita in modo ordinario ma che perché ogni parola possa essere trasmessa da cuore a cuore e non da mente a mente. Quel seme di luce certamente non sarà sprecato e solo quando arriverà il momento giusto germoglierà e darà i suoi copiosi frutti. Cerco di applicare l’essenza del Karma Yoga: mettere il massimo di se stessi in ogni azione e poi non attaccarsi ai suoi frutti!

               Om Shanti

                                                       Pina Bizzarro

(insegnante della Federazione Italiana Yoga)


   

 

 

Questa pagina è pubblicata a cura del “Centro Yoga Shanti”

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Ultimo aggiornamento: 21 giugno 2011