Shanti Magazine - Giugno 2004

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Rivista del “CENTRO YOGA SHANTI” - Associazione culturale per lo studio e la diffusione della filosofia Yoga di Ragusa - tel. 338-8248366, e-mail: centroyogashanti@tin.it, sito web: www.centroyogashanti.org

 

Paramhansa Yogananda

“In occidente si avvicina davvero il giorno in cui la scienza interiore dell’autocontrollo verrà considerata necessaria quanto la conquista esterna della natura”

Paramhansa Yogananda 


RIFLESSIONI PER L’ESTATE

    Siamo giunti alla pausa estiva e per tre lunghi mesi non ci incontreremo per la nostra pratica settimanale. Ci rivedremo ad ottobre, probabilmente il primo martedì. Anzi, spero che ci vedremo prima poiché l’ultima domenica di luglio è prevista una classe di yoga in riva al mare, in un posto molto suggestivo dopo Pozzallo (telefonare per avere maggiori informazioni e avvisare della propria presenza).

     Intanto ho già preparato delle pratiche individuali estive, per delle allieve di buona volontà che ne avevano fatto richiesta. Siete tutti in tempo per  fare altrettanto: chiedete e vi sarà dato!

     Durante la pausa estiva io mi dedicherò alla tesi che sarà discussa il prossimo anno a giugno e che segnerà la conclusione del mio percorso di studi nella scuola di formazione per insegnanti Yoga (Federazione Italiana Yoga). Inoltre, anche quest’anno, andrò a Piacenza, nell’ahram di Gabriella Cella per un seminario di approfondimento su “Yoga e Ayurveda”.

    Come spunto di riflessione per questa estate desidero riprendere una domanda che una allieva di Ragusa mi fece qualche tempo fa. La domanda era questa: “Perché diamo così tanta importanza al corpo e all’ascolto delle sensazioni fisiche visto che tutti i Maestri ci dicono che non siamo il corpo, non siamo la mente, ma siamo il Sé immortale, quindi una Essenza che non si identifica né con il corpo né con la mente?”

    Innanzi tutto appare più che evidente che non possiamo non iniziare ad osservare e  conoscere ciò che per noi è più facile, ciò che ai nostri sensi ci appare più concreto: il corpo fisico (annamaya kosha). Il corpo è dunque l’oggetto della nostra osservazione, ma la cosa che più deve interessarci e cercare di capire “chi” è il soggetto che osserva. Chi è quel soggetto osservante che raccoglie le sensazioni  ogni volta che ci fermiamo ad ascoltare?  Quando osserviamo qualcosa noi comunemente diciamo che io che osservo sono il soggetto e ciò che osservo è un oggetto, qualcosa che è diversa da me e che io sono in grado di riconoscere e indicare. Perciò se io, durante la pausa tra un’asana e l’altra posso osservare le sensazione del mio corpo, vuol dire che io, soggetto osservante, non sono il corpo. Il corpo è l’oggetto della mia osservazione! Normalmente noi diciamo che la nostra essenza, il nostro centro di osservazione è la mente e i suoi contenuti: i pensieri. Ma grazie ai lavori di concentrazione e osservazione profonda noi possiamo renderci conto che noi non siamo i nostri pensieri perché, anche se per brevi istanti,  noi riusciamo ad osservarli, proprio come osserviamo le sensazioni fisiche. Tutto questo ci porta gradualmente a realizzare che c’è un’essenza al di sopra della mente che osserva il corpo e i pensieri. Definire questa essenza? Impossibile! Perché il nostro linguaggio concettuale è decisamente limitato e perciò non può definire qualcosa che per sua natura è illimitato. Ogni cosa per essere definita dalla nostra mente ha bisogno di essere incasellata in una cornice e perciò separata da tutto il resto. Questa separazione che definisce e limita un oggetto è del tutto artificiale poiché è creata dalla nostra mente, mentre nella realtà nulla è separato! Noi riduciamo ogni percezione a un concetto, le diamo un nome per poterla identificare e riconoscere.

    Il mondo in cui viviamo, con i suoi nomi, le identificazioni e categorie, è un mondo creato dal cervello umano. Il mondo oggettivo diventa riconoscibile attraverso il processo del nominare, identificare, analizzare e categorizzare; e anche al mondo interiore, sensazioni, emozioni, pensieri, è stato dato un nome. Dentro di noi c’è un mondo profondamente radicato fatto di nomi, identificazioni e valutazioni, che noi chiamiamo struttura del pensiero. Ora questo mondo concettuale, che è l’oggetto della nostra coscienza, del nostro Sé, si è così profondamente radicato che siamo arrivati a credere che il concettuale sia reale e spesse volte confondiamo il soggetto con l’oggetto. Abbiamo dimenticato che la concettualizzazione è stata creata dal genere umano per rispondere alle esigenze della vita con la natura.

    Allo stesso modo siamo arrivati a credere che il concetto di tempo che abbiamo creato sia una realtà. Lo abbiamo creato per poter vivere insieme. Come afferma Vimala Thakar, noi volevamo misurare la vita universale che vediamo attorno a noi, e nello sforzo di misurare l’eternità dell’Essere siamo arrivati al tempo concettuale, al tempo psicologico. Il tempo degli orologi ha realtà solo nella mente umana. E’ un mezzo molto utile per condividere la vita, ma ce ne dimentichiamo e diventiamo prigionieri di quest’idea del tempo, cominciamo a farci spaventare dall’idea del domani; e preoccupandoci del domani non viviamo oggi! Diventiamo vittime dei nostri concetti e delle nostre idee.

    La vera conoscenza quindi non può venire attraverso la conoscenza concettuale ma solo attraverso un percorso esperienziale che man mano fa cadere le false identificazioni fino a identificarci con quell’Essenza che tutti i Maestri, tutte le Sacre Scritture ci hanno da sempre indicato: Non sei il corpo, non sei la mente, sei il Sé immortale, realizza questo!

    Con queste riflessioni vi lascio alle vostre vacanze, ricordandovi dell’importanza di fare una piccola pratica una o due volte a settimana. 

                                                            BUONE VACANZE E BUONA PRATICA!

OM SHANTI

Pina Bizzarro

 

 

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Ultimo aggiornamento: 21 giugno 2011